Sottosopra.
“Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo la chiama farfalla.” (Richard Bach)
L’estate scorsa, ho scoperto che gli iceberg a un certo punto possono ribaltarsi. Non lo sapevo e la cosa mi ha incuriosita al punto da fare qualche piccola ricerca.
Ricerca per immagini: sono meravigliosi! E la parte che prima era sommersa e che poi è venuta a galla ha un aspetto completamente diverso dalla parte che galleggiava prima del ribaltamento. Il ghiaccio è trasparente e di un colore verde-blu stupendo, che richiama l’acqua del mare, non più il ghiacciaio bianco da cui l'iceberg si è staccato originariamente.
Ho poi scoperto che i ribaltamenti avvengono soprattutto quando gli iceberg sono dei “bambini”, che, staccandosi dal ghiacciaio “genitore”, trovano il loro modo di stare al mondo, di stare a galla, trovano il loro equilibrio. Dopo di che, sembrano piuttosto stabili. E invece, seppur raramente, può anche capitare che si ribaltino iceberg che giovani non sono più.
Un iceberg, una volta staccatosi dal ghiacciaio, viene sospinto alla deriva dai venti, dalle correnti e dalle maree. L’erosione operata dal vento e dalle onde e la progressiva fusione a cui va incontro spostandosi verso latitudini più calde ne riducono le dimensioni. A ridurne le dimensioni concorrono ulteriori frammentazioni, provocate, per esempio, da tempeste o da collisioni con la terraferma o con altri iceberg. In questo modo, l’iceberg si riduce progressivamente fino a scomparire.
Durante il suo viaggio, la distribuzione del suo peso cambia mentre si scioglie, anche perché l'acqua dolce, di cui è generalmente formato, è molto meno densa dell'acqua salata. E, seppur raramente, dicevamo, può capitare che, a causa del cambiamento della distribuzione del peso, un iceberg non più tanto giovane si capovolga, cambiando aspetto e portando alla luce ciò che prima era sommerso.
Se per caso io stessi proseguendo con la metafora che ho portato avanti nei due articoli precedenti, potremmo affermare che la nuova parte emersa sia quella sfera personale, quegli aspetti di noi stessi che, per vari motivi, come abbiamo visto, tendiamo a non mostrare all’esterno. Quando li teniamo nascosti perché pensiamo che mostrarli possa nuocerci nella vita, e quando il disagio per questa forma di repressione che mettiamo in atto si fa pressante e decidiamo di metterci in gioco con una professionista per imparare a legittimarli e a gestirli meglio, ecco allora che abbiamo la possibilità di sciogliere dei blocchi, di sbilanciarci un pochino e, magari, di portare alla luce nuovi sgargianti colori di noi, preziose risorse per vivere più luminosamente il resto del nostro viaggio.
Questo è il mio augurio per ciascuno di noi per il nuovo anno! Con tutto il cuore
Cristina Perillo
PS: trovi qui il primo e il secondo articolo della serie di tre, di cui questo che hai letto è la conclusione.
(per rispondere, per commentare, per un incontro conoscitivo basta scrivermi)