L'esercizio del palombaro
Ci eravamo salutati a luglio parlando di un abitante del mare che ci invitava in qualche modo a scoprirci. Ci ritroviamo a settembre restando nello stesso ambiente marino, per scendere ancora una volta in profondità quanto e più di come avevamo fatto seguendo il polpo, e incontrando un altro “essere del mare” che può ispirarci a un altro tipo di nudità: spogliare i pensieri.
Per vivere felici, o, più realisticamente, per mantenere una certa sana distanza dall’ansia, è vietato rimuginare.
Per citare due ambiti a me cari, che il rimuginio sia un’abitudine dannosa alla vita dell’essere umano ce lo dicono le neuroscienze e ce lo dice la mindfulness . Le neuroscienze studiano il sistema nervoso e ci danno informazioni sul suo (nostro) funzionamento, e la mindfulness ci offre protocolli da seguire con la guida di un professionista e pratiche da portare autonomamente nelle nostre vite quotidiane e che hanno un impatto su tale funzionamento. Entrambe, dunque, mettono a nostra disposizione strumenti di natura diversa, estremamente utili a diventare consapevoli di noi stessi e del nostro funzionamento e a modificare i comportamenti dannosi a noi stessi e che non ci permettono di vivere in pienezza. Rimuginare è proprio uno di questi comportamenti, un pilota automatico inserito, un’abitudine della nostra mente che entra in una modalità di circolo vizioso.
Rimuginare significa in senso figurato agitare nella mente o nel cuore, pensare molto e a lungo sopra una cosa, quasi rivolgendola in tutti i versi.
É un comportamento che tendiamo a mettere in atto per paura, in assenza di informazioni precise, o per dolore e rabbia, quando qualcosa, o qualcuno ci ferisce e non sappiamo come comportarci. É un comportamento, che nel migliore dei casi non ci sposta da dove ci troviamo, non migliora la nostra situazione e, nel peggiore, può arrivare a generare molta ansia fino a produrre depressione.
Ma allora, ci chiederemo, come facciamo a trovare la risoluzione a un problema? Come facciamo a trovare la risposta a una domanda aperta, a un momento di impasse e difficoltà?
L’esercizio del palombaro consiste nel restare sulla stessa domanda aperta, andando progressivamente in profondità. Possono essere necessarie ore, giorni, mesi, a seconda del grado di difficoltà, imprecisione, imprevedibilità della domanda che ci stiamo ponendo, della situazione che stiamo affrontando. Non da meno, è sicuramente necessario l’approccio del palombaro: un uomo avventuroso, un esploratore, un uomo legato ai rischi e al fascino di camminare là dove nessuno è mai stato.
Ispirarsi al palombaro nel restare su uno stesso problema è molto diverso dall’abitudine a rimuginare. La sostituisce. Prendiamo due aspetti dell’attività del palombaro che subito rivelano questa diversità: scende in profondità e cammina là dove nessuno è mai stato. A differenza del rimuginio, dunque, non pensa sopra una cosa rivoltandola in tutti i versi, piuttosto attraversa la cosa, la situazione, la domanda, l’incertezza, con attitudine esplorativa e atteggiamento aperto e avventuroso, cercando di cogliere tutti gli elementi di novità in cui si imbatte. A differenza del rimuginio, non resta sulla stessa cosa, sullo stesso livello della cosa, ma scende in profondità, scandagliando senza preconcetti l’ambiente che gli si presenta.
Cristina Perillo
(per rispondere e per commentare basta scrivermi)