Non ce la farò. (Se non ce la faccio qui e ora).
“La prendo, la prendo la prendo!” ripeteva a voce sempre più alta e concitata la signora La Boccetta.
La signora La Boccetta aveva deciso di imparare ad andare in bicicletta all’età di 55 anni. Si trovava in precario equilibrio sul sellino della bicicletta, a velocità crescente lungo una strada deserta di un piccolo villaggio di mare. Una pietra si frapponeva fra lei e la possibilità di mantenere l’equilibrio senza cadere. E alla fine, ha centrato la pietra ed è caduta, nonostante la strada fosse abbastanza grande da poterla evitare molto facilmente. Avrebbe potuto anche frenare e fermarsi, ma è andata contro la pietra ed è caduta proprio come aveva predetto. Una veggente degna di Cassandra?
“Andrà male; non ce la farò; non è possibile” sono alcune delle frasi ricorrenti di chi soffre della Sindrome di Cassandra. Queste frasi sono la punta dell’iceberg, la parte palese e visibile di un atteggiamento di fondo pessimista, con visioni catastrofiche e malauguranti. Quando abbiamo un atteggiamento di questo tipo, quando abbiamo l’abitudine di coltivare pensieri di questo tipo, diventiamo vittime delle nostre stesse aspettative negative.
Non è tanto ciò che ci accade oggettivamente, infatti, quanto il modo in cui ognuno di noi interpreta in modo soggettivo quello che gli accade, che determina una conseguente risposta emotiva, variabile da persona a persona. Il pensiero catastrofico è un errore di ragionamento, anche detto bias cognitivo, e rappresenta un fattore che ci allontana dal momento presente (pedalo, mantenendo il controllo della direzione e della velocità della bicicletta), coltivando uno spettro emotivo che va dall’incertezza, per arrivare anche fino all’ansia. Uno spettro emotivo che diminuisce la nostra capacità di mantenere il controllo sulla decisione lucida e sull’azione presente, indirizzandoci verso l’inevitabile catastrofe futura che avevamo predetto.
La buona notizia, ormai nota, è che il nostro cervello è plastico e chi ha questa tendenza al pensiero catastrofico può modificarla, togliendo a ipotetici scenari negativi futuri il potere di dominare il proprio presente. Gli strumenti per farlo sono diversi (per chi mi segue da qualche tempo, è ormai noto che il mio strumento privilegiato è la Mindfulness), ma le caratteristiche dell’approccio con cui li si applica per operare un cambiamento sono le stesse: ripetizione, allenamento, costanza. Insomma, un tempo e un impegno dedicato a coltivare una buona consapevolezza emotiva nel momento presente, imparando a riconoscere e valorizzare la differenza tra pensiero e realtà.
Cristina Perillo
(per rispondere, per commentare, per un incontro conoscitivo basta scrivermi)