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In caso di fallimenti in cui abbiamo messo in campo poco impegno e passione, o in caso di situazioni in cui i nostri valori non vengono intaccati, può essere piuttosto facile accettare sul piano razionale la massima di Sant’Agostino. Ben altra cosa è riuscire a uscire da una relazione, un progetto di vita o lavorativo, un atteggiamento che assumiamo con i nostri figli a fin di bene e che ha invece l’effetto di allontanarli da noi. “Calma e gesso; lascia andare; riparti”, in ognuno di questi casi, è più facile a dirsi che a farsi.
Spesso, di fronte al fallimento di qualcosa in cui coltiviamo i nostri valori e le nostre motivazioni personali, non ci passa nemmeno per la testa di lasciare andare. Non possiamo mollare tutto. A patto, poi, di sostenere un costo molto alto: restiamo vincolati in situazioni che creano a noi stessi, e spesso alle altre persone coinvolte, forte malessere e dolore, con buona pace di autostima, sonno, sicurezza, gioia, per dirne alcune. Non riuscendo ad ammettere e ad accettare che i costi che abbiamo sostenuto fin qui in termini di testa, cuore, energia, risorse economiche, tempo sono investimenti che non hanno dato i frutti sperati, non riusciamo ad andare oltre, verso un nuovo progetto, un nuovo atteggiamento, una nuova relazione che potranno avere sorti migliori, se impariamo dall’esperienza e dai nostri errori.
Brian e Charles è un bel film, che parla di diversità e isolamento, di legami e rapporti umani. A noi qui, però, interessa per ragioni diverse. Ci interessa perché nella storia di Brian troviamo un bell’esempio di cosa voglia dire uscire dalla cosiddetta trappola dei costi affondati.
Brian lavora come tuttofare e nel tempo libero costruisce congegni meccanici che sono per lo più dei fiaschi. Un giorno, trova tra i rottami la testa di un manichino e costruisce un robot dalle dimensioni umane. In una notte di tempesta, il robot si anima. Da qui in avanti, i due diventano amici e l'arrivo di Charles, il robot, nella vita di Brian ha un impatto positivo. Brian, col tempo, diventa estremamente protettivo nei confronti di Charles, teme che la diversità del robot possa metterne a repentaglio la vita in una comunità poco aperta al nuovo e, sotto sotto, non è pronto a condividere con altri il suo nuovo amico.
Il film si sviluppa in un escalation di errori da parte di Brian, che contribuiscono a mettere Charles in serio pericolo. Le cose si sistemano solo alla fine, quando Brian decide di ammettere e lasciare andare i suoi pregiudizi nei confronti di Charles e l’investimento che ha messo nella loro relazione.
Non spoilero quali siano questi a errori e pregiudizi, né in che modo Brian smetta di perseverare; il film vale la pena di essere visto in una bella, magari piovosa, serata d’estate. Fatto sta che, solo quando Brian riesce ad ammettere che la relazione costruita con Charles così com’è ha fatto il suo tempo e solo quando riesce a cambiare atteggiamento e direzione, non importa quanto amore, fatica, impegno abbia messo nel costruire tanto il robot quanto la stessa relazione, è solo allora che si troverà libero da una trappola che si era costruito da solo e pronto per un nuovo rapporto.
PS: per iniziare a coltivare la capacità di uscire dalla trappola dei costi affondati, prendi l’agenda di settimana prossima, individua un piccolo impegno (non deve essere il progetto della vita, quello vale la pena essere valutato un po’ più a fondo) e cancellalo, perché, a conti fatti, ti toglie più energie di quante te ne possa dare.
Cristina Perillo
(per rispondere, per commentare, per un incontro conoscitivo basta scrivermi)