La tentazione della conferma.
Il mese scorso, in occasione dell’apertura dell’anno accademico, Paola Cortellesi ha tenuto il discorso presso l’Università LUISS. Un discorso di cui molto si è parlato per la lucidità con cui la Cortellesi ha esposto il tema, che è poi quello al centro del suo recente successo cinematografico come regista: prevaricazione e violenza di genere.
Un discorso, quello della Cortellesi alla LUISS, di cui apprezzo e condivido tanto il messaggio quanto il tono con cui è stato portato. Ma qualcosa mi ha infastidita, lì per lì: sentire accomunate, come spesso mi è già capitato, Cenerentola e Biancaneve.
Io sostengo che tra le due, infatti, una differenza ci sia. A mio modo di vedere le protagoniste delle due favole, Cenerentola non ha spirito d’iniziativa, mentre Biancaneve affronta il bosco con tutti i pericoli che può riservare e si rende utile presso la casa dei sette nani.
Lasciando da parte le già note caratteristiche che accomunano le due, (bellezza grazie alla quale trovano aiuto e poi riscatto tramite il matrimonio, adempimento del lavoro domestico, unica salvezza possibile rappresentata dal matrimonio con il principe), è innegabile che questa differenza ci sia.
Proprio in queste settimane, per lavoro, mi sono trovata alle prese con il cosiddetto bias di conferma. Non per la prima volta, a dire il vero, anzi, ma sperimentando questa volta nuove possibilità per affrontarlo. È un bias cognitivo, per il quale tendiamo a vedere e interpretare la realtà, a farci un’opinione e a prendere decisioni, entro un ambito delimitato dalle nostre convinzioni acquisite. Tentiamo di ricondurre a tale ambito qualsiasi situazione ci troviamo a sperimentare, o qualunque informazione riceviamo. Anche detto trappola di conferma, consiste nel selezionare le informazioni che sostengono le nostre opinioni, ignorando quelle contrarie, o interpretando le prove ambigue come se sostenessero le nostre credenze e atteggiamenti esistenti. Il bias di conferma non può essere eliminato ma solamente gestito; ad esempio, attraverso l'educazione e la formazione al pensiero critico, ma anche attraverso la mindfulness, soprattutto in un caso come il mio, in cui l’elemento osservabile non è circoscritto a un fatto, ma riguarda un cocktail di emozioni, che mi suscita vedere accomunate le due.
Ho allora, per la prima volta in vita mia, deciso di fermarmi e iniziare una pratica di pura consapevolezza (sotto trovi di cosa si tratta e come praticare), restando presente con quel fastidio, sospettando nella mia irritazione un bias di conferma sotto mentite spoglie. Ho iniziato a osservare le connessioni tra quel prurito e la mia convinzione che comunque tra le due una differenza ci fosse e fosse ingiusto accomunarle a quel modo, togliendo a Biancaneve il merito di essersi rimboccata le maniche per ricominciare la vita da zero, in un posto nuovo, in una casa che non era la sua, con persone nuove, dopo il trauma di aver subito un tentato omicidio e di aver affrontato da sola la fuga nella foresta. Pian piano, il fastidio e questo pensiero si sono trasformati in una domanda che si è insinuata nelle mie convinzioni: ti dà fastidio che le due vengano accomunate, o c’è altro? C’era altro.
O meglio, al centro del fastidio c’era qualcun altro. Ed era proprio Biancaneve, per cui avevo parteggiato in tutti questi anni, e che era in realtà colei che alimentava la mia orticaria. E ben più di Cenerentola!
Per quanto Biancaneve, infatti, avesse messo in campo coraggio e per quanto si fosse rimboccata le maniche, ciò che avrebbe potuto perseguire, senza un principe azzurro, sarebbe stato circoscritto ad essere l’aiuto domestico dei sette nani, o comunque una figura femminile in una famiglia “allargata”, che si occupa delle faccende domestiche, dipendendo in tutto il resto da sette figure maschili e con la sola speranza di migliorare la propria vita, riposta in un matrimonio salvifico. Tutto ciò non fa che confermare, in maniera ancora più evidente, il tema della prevaricazione e violenza di genere. Eccomi allora a riconsiderare la mia posizione: accomunare Cenerentola e Biancaneve, in un ragionamento su questo tema, ha senso. Ancora più senso se, oltre a porre l’accento sulle caratteristiche per le quali le due vengono spesso associate, consideriamo anche le differenze, prendendo il coraggio di vedere che, nonostante queste, la fine della storia non cambia.
Cosa ci fosse sotto la mia orticaria, poi, è tutta un’altra storia.
Cristina Perillo
PS: Una pratica di pura consapevolezza è accessibile a chiunque. Permette di meditare ovunque, restando aperti e ricettivi a tutto ciò che emerge nel momento presente: pensieri, emozioni, sensazioni corporee. In questa meditazione, non occorre osservare qualcosa in particolare (ad esempio il respiro), né riportare la mente indietro o avanti nel tempo, nel caso fosse andata con un pensiero al futuro o al passato. Tutto ciò che possiamo osservare fa parte di noi in questo preciso momento.
(per rispondere, per commentare, per un incontro conoscitivo basta scrivermi.
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