La cassetta degli attrezzi
Ci siamo. Il momento di parlare di counseling senza parlarne è arrivato. E da dove parto? Mi domando. Semplice: facendo un passo indietro e accennando al counseling.
Sempre più persone ricorrono al counseling, a partire da un momento problematico, o da una criticità che arriva inaspettata. Spesso, poi, quelle stesse persone scoprono nel counseling un valido alleato per fronteggiare anche le piccole e grandi difficoltà, nonché per trovare risposte alle piccole e grandi domande, che risiedono nelle relazioni e situazioni quotidiane. O, piuttosto, per imparare a starci senza perdere il lume della ragione. Nelle situazioni, così come nelle domande aperte.
In questa newsletter, dunque, andremo alla scoperta del counseling, senza parlare del counseling. Di cosa - e come - può fare con il nostro aiuto. Si, avete capito bene: cosa può fare il counseling con il nostro aiuto, ammesso che decidiamo prima o poi di entrare in un processo, in una relazione, di counseling.
Il primo mito da sfatare, infatti, è che il counselor venga in nostro aiuto lungo una strada a senso unico. Il movimento, piuttosto, è a doppio senso: una relazione di counseling ci permette di acquisire da un lato informazioni su noi stessi e una comprensione profonda di alcune nostre dinamiche, dall’altro competenze. Competenze che ci permettono di aiutarci da soli. Ne cito due per tutte: capacità di autostima e gestione dei comportamenti.
Ci può permettere, dunque, di acquisire e rielaborare creativamente nuovi modelli di relazione e di funzionamento, svelando a noi stessi i nostri angoli ciechi e aiutandoci a mettere in campo le nostre risorse, spesso a noi ancora ignote. Risorse che potremo poi coltivare e sviluppare nell’arco di tutta la nostra vita, a partire dalla situazione che ci ha condotti a un percorso di counseling e che, riletta in questi termini, da problema temporaneo può essere vista e sfruttata come opportunità di cambiamento.
Per farlo, per andare alla scoperta del counseling, dicevo, a volte prenderò spunto da fonti autorevoli in materia, a volte da esperienze personali, a volte da canzoni e poesie, a volte da episodi di attualità. Proverò a farlo sempre con una certa leggerezza che, di volta in volta, ci permetterà di mettere a fuoco come se nasci pesce non puoi morire scimmia, a meno che tu non sia convinto di essere una scimmia, e allora il rischio è che tu muoia molto presto boccheggiando; come un baobab, prima di diventare grande, cominci con l’essere piccolo; come non occorra che tu spinga un fiume, perché scorrerà anche da solo; come parlare di una cicatrice intendendo parlare di una sofferenza emotiva o spirituale sia scorretto, perché la cicatrice non duole, ma piuttosto ricorda; come imparare a cadere sia di gran lunga più importante di imparare a rialzarsi, o addirittura di evitare di cadere del tutto.
Morale della favola: se sei interessato al counseling, questa newsletter fa per te. Se non sei interessato al counseling, ma non ti dispiace raccogliere suggestioni da mettere nella tua cassetta degli attrezzi, pronte da tirare fuori a tuo uso e consumo per la tua evoluzione personale, fa per te lo stesso.
Cristina Perillo
PS: lo so che scrivendo questa prima newsletter ho immediatamente contravvenuto al principio di parlare del counseling senza parlarne. Ma non è forse la contraddizione una delle caratteristiche più affascinanti dell’essere umano, nonché una condizione in cui ci troviamo continuamente? E tu, come stai nella contraddizione?
(per rispondere e per commentare basta scrivermi)