Qualche mattina fa, quando mi sono svegliata, fuori dalla finestra della cucina, c’era il cielo nuvoloso dell’immagine che vedi in questo articolo. Una meraviglia tale, da indurmi a spostare sedie e tavolo e a fare colazione godendomi lo spettacolo fino all’ultimo boccone e all’ultimo sorso di caffè.
Nelle pratiche di meditazione, (ma anche in poesia, in letteratura, in arte, nelle canzoni, se vogliamo ampliare anche solo di non molto gli ambiti), la metafora delle nuvole è molto usata: pensieri, emozioni, stati d’animo, situazioni e fasi di vita, come le nuvole, sono di passaggio.
"Vanno, vengono
Ogni tanto si fermano
E quando si fermano, sono nere come il corvo
Sembra che ti guardano con malocchio
Certe volte sono bianche
E corrono
E prendono la forma dell'airone o della pecora
O di qualche altra bestia"
"Ma questo lo vedono meglio i bambini
Che giocano a corrergli dietro per tanti metri
Certe volte ti avvisano con un rumore prima di arrivare
E la terra si trema
E gli animali si stanno zitti
Certe volte ti avvisano con un rumore"
Vengono, vanno, ritornano
E magari si fermano tanti giorni
Che non vedi più il sole e le stelle
E ti sembra di non conoscere più il posto dove stai
Vanno, vengono
Per una vera, mille sono finte
E si mettono lì, tra noi e il cielo
Per lasciarci soltanto una voglia di pioggia."*
La metafora delle nuvole viene utilizzata in Mindfulness e, più in generale, in un percorso di consapevolezza e crescita personale, per poter sviluppare un miglior senso di equanimità, per poter imparare a regolare meglio le proprie emozioni e le proprie reazioni e risposte a ciò che ci succede: ad accettare e ad accogliere gli eventi, le emozioni, i pensieri per quello che sono, cioè di passaggio e tutt’altro che imperituri. Se diventiamo capaci di osservarli in quanto transitori, siamo in grado di non farci travolgere, siamo in grado di dare loro la giusta dimensione, prendendo una buona distanza e guardandoli in prospettiva.
Usata soprattutto in questo senso, la metafora delle nuvole può talvolta creare un fraintendimento: che i pensieri e le emozioni (così come anche situazioni e fasi di vita) da cui imparare a distaccarci siano solo quelli spiacevoli e difficili da sostenere. Quelli che ci portano malessere. Quelli di fronte ai quali ci sembra di non avere potere e proviamo perciò una grande sofferenza.
In realtà, però, e qui facciamo chiarezza e cerchiamo di uscire dal fraintendimento, ci riferiamo non solo a questi nuvoloni, ma anche a quelle nuvole meravigliose, accese di rosa all’alba, o di rosso al tramonto. Anche a quelle che stanno in cielo come panna montata. E a quelle che prendono la forma degli aironi.
Rimuginio, pensieri intrusivi, emozioni difficili che prendono il sopravvento sono solo una delle due facce della medaglia di quella scarsa dimestichezza che abbiamo con il “lasciare andare”. L’altra faccia è l’aggrappamento al piacere.
Sto parlando di ogni volta che un cioccolatino tira l’altro, trasformando il piacere in malessere fisico (troppi zuccheri nuociono alla salute del nostro corpo, così come della nostra mente, stimolando ad esempio senso di colpa); di ogni volta che indugiamo nel ricordo di un momento felice con una persona amata che non è più nella nostra vita, per non sentire la tristezza della nostra situazione senza quella persona (ma l’altra faccia della medaglia è che, aggrappandoci a quel ricordo, tenderemo a paragonare le nuove relazioni alla vecchia, evidentemente non riuscendo a trovare la copia perfetta, o qualcuno che eguagli il piacere del ricordo, spesso idealizzato); di ogni volta che “ancora una puntata” e ci ritroviamo a notte fonda davanti alla serie tv del momento (bye bye riposo); di ogni volta che continuiamo ad aumentare la durata della corsetta (che a ben guardare, dopo un po’, corsetta non è più ed è diventata un impegnativo appuntamento quotidiano che manteniamo rigidamente a costo di usura delle articolazioni e magari dipendenza dalla corsa, nei casi più ossessivi). Parlo di casi come questi, quando parlo di aggrappamento al piacere.
Possiamo imparare ad alleggerire e a lasciare andare tanto ciò che ci crea disagio, quanto ciò che ci dà piacere.
Anche il piacere, infatti, può allontanarci di qualche passo dalla felicità e da un buon equilibrio nella nostra quotidianità, quando diventa distrazione ed evitamento del dolore e della noia, come nei casi menzionati prima.
Quando ci ritroviamo a indugiare eccessivamente nel piacere, dunque, possiamo iniziare notandolo e annotandolo mentalmente. Questo è il primo passo. Possiamo poi iniziare a introdurre la pratica di meditazione delle nuvole, con riferimento tanto alle emozioni e ai pensieri e sensazioni spiacevoli, quanto a quelli piacevoli.
Qui, trovi una delle tante meditazioni guidate disponibili in rete. Buona pratica
Cristina
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