A monte del risultato.
La parola “risultato” nell’accezione di obiettivo, nel sentire comune, spesso ci parla al tempo futuro e fa riferimento a qualcosa verso cui tendere. Questo modo esclusivo di intendere un risultato può indurci a porre la nostra attenzione e ad agire la nostra azione unicamente in funzione di questo tempo futuro in cui finalmente centreremo il bersaglio. A chi di noi non capita spesso. A chi di noi non è mai capitato almeno qualche volta.
Ma può un giocatore di calcio, mettiamo un attaccante, segnare un goal avendo a mente solo il goal? Senza mettere attenzione, intenzione, talento, in tutta l’azione e, ancora prima, in ogni allenamento?
Non so più dove, tempo fa ho letto un breve racconto: un giorno, un Vecchio Saggio propose al proprio Allievo di mettersi in viaggio verso la Città Sacra. Per raggiungerla, avrebbero superato montagne e foreste. Avrebbero viaggiato ognuno per conto propri e si sarebbero ritrovati alla meta. L’Allievo, per non deludere il Maestro, decise di mettersi subito in viaggio, in modo da arrivare presto alla Città Sacra e dimostrare quanto fosse veloce e forte nell’affrontare il cammino. Dopo tre giorni e tre notti di viaggio, senza fermarsi, se non per il riposo strettamente necessario, l’allievo giunse a destinazione. Il Maestro arrivò dopo diversi giorni. Chiese all’Allievo di raccontare che cosa avesse visto durante il viaggio e, fiero, l’Allievo rispose di aver dedicato tutta l’attenzione e le energie a completare il prima possibile il percorso, senza badare al resto. Il maestro, allora, prese parola e raccontò delle persone che aveva incontrato, dei cibi che aveva assaggiato, dei paesaggi che aveva visto, dei colori e dei profumi delle terre che aveva attraversato. Il racconto durò parecchio tempo, e l’allievo ascoltò meravigliato.
La storia non finiva qui. Conteneva anche un finale piuttosto didascalico. Io preferisco non tirare conclusioni e invitarvi a non farlo. A non arrivare alla meta. Piuttosto, invito ognuno a ripercorrere mentalmente i propri viaggi. Anche, forse soprattutto, quei piccoli viaggi quotidiani che ci portano da qualche parte ogni giorno. Siano luoghi fisici, o meno.
Cristina Perillo
(per rispondere e per commentare basta scrivermi)